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La R.L. Gerolamo Cardano

fasciaAgli albori del nuovo secolo la Massoneria pavese ritornò nella "legalità": il giorno 1° marzo 1905 fu ammessa nella Comunione Italiana una Loggia intitolata a Gerolamo Cardano. Già nel 1902 era stato autorizzato dal G.O.I., in Pavia, un triangolo massonico, e due dei Fratelli Maestri che lo costituirono furono tra i fondatori della nuova Officina: Saverio DE DOMINICIS e Attilio PURGOTTI. L'inizio del '900 portò nella città di Pavia molti cambiamenti di tipo territoriale sia a causa della rivoluzione industriale sia per l'espandersi della città. Venne abbattuta la cinta muraria, si avviò la realizzazione, già nel periodo 1862-1869, del sistema ferroviario a corona del centro storico e venne ideata nel 1898 una nuova circonvallazione che collegherà il Ponte Coperto con Porta Cavour.

Prese dunque l'avvio una fase di industrializzazione relativamente rapida, sorretta da un nuovo e più elastico sistema di credito, da una politica economica meno vincolante, da una politica sociale più accorta, con il riconoscimento delle libertà di associazione e di sciopero, tale da favorire l'affermazione dei sindacati, mentre si ottenne, con l'elettricità, una nuova fonte di energia a basso costo e, con le rimesse degli emigrati, una maggiore disponibilità di valuta. Il buon momento economico trovava riflessi anche in altri ambiti della realtà cittadina. L'Ateneo pavese aveva ripreso lustro e vigore sotto la guida di nuovi docenti e andava ampliando i propri compiti didattici e la propria influenza nella società civile. Non fu, dunque, un caso che la rinascita della Massoneria pavese fosse attuata da esponenti dell'Università. Le simpatie dapprima repubblicane e in seguito democratico-radicali, così come alla fine dell'Ottocento, portarono gli esponenti più attivi della Massoneria pavese a mostrare i loro ideali democratici, repubblicani e radicali in particolare, tanto da esporsi, in prima persona, nelle contese politiche del tempo.

L'andamento degli affiliati alla R.L. Cardano nel periodo 1906-1924 si modellò sulle vicende pavesi e nazionali dell'epoca. Si ebbe un picco di affiliazioni nel 1911, in piena età giolittiana durante la quale si ebbe un incremento ed un'espansione dell'attività economica del Paese in ogni settore, dall'agricoltura al commercio e, soprattutto, all'industria e un miglioramento della situazione sociale. Anche per l'azione avveduta del Governo, che fece approvare numerose leggi, fra cui quella sulla Cassa nazionale di Previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai, quella sugli infortuni, quella che estendeva l'obbligo dell'istruzione elementare fino al dodicesimo anno, quella che regolava il lavoro delle donne e dei fanciulli, quella che stabiliva il riposo settimanale e altre ancora. Le cose, purtroppo, cambiarono con il 1° conflitto mondiale. Durante gli anni della Grande Guerra il numero dele affiliazioni calò, fino a raggiungere un trend nullo nel 1918. In Pavia (che non raggiungeva ancora i 40.000 abitanti), infatti, si affermò un forte movimento interventista, che su base mazziniana e radicale traeva linfa dall'Università e dall'azione di alcuni massoni locali, fra i quali seppe emergere la figura di Carlo Ridella. Dopo la Grande Guerra la situazione mutò nuovamente e le adesione ripresero a crescere fino ad avere una nuova flessione nel 1924, alla vigilia dell'emanazione della L. n. 202 del 26/11/1925, la Legge sulle associazioni segrete, che condurrà la Massoneria italiana, in particolare il G.O.I. di palazzo Giustiniani,alla clandestinità.

Il cammino sarebbe ripreso solo dopo il secondo, terribile, conflitto mondiale. Infatti il 31 luglio 1945, dopo il periodo della clandestinità, 7 Fratelli ricostituirono la R.L. "Gerolamo Cardano": Zeffirino Carenzio, Alfredo Crespi Reghizzi, Giunio Bruto Crippa, Giuseppe Maraschio, Nestore Monti, Alfredo Romano e Silvio Vaccari. Al ritorno di alcuni Fratelli, già affiliati in passato alla Cardano, si aggiunsero nuove adesioni, rendendo così possibile il tramandarsi di quei caratteri precipui che la Massoneria pavese ha saputo rivestire sin dalle sue origini e cioè un percorso iniziatico e di ricerca sempre rivolto alla tradizione, il continuo e generoso impegno sociale e civile e una visione laica e libertaria in ambito politico. Come nell'Ottocento e agli inizi del Novecento, i massoni pavesi risultavano legati ad una chiara matrice ideologica di stampo democratico. Con prevalenza della componente repubblicana (33,4%) e socialista (28,0%), anche se non venne mai meno un'altra delle ideologie tradizionali in ambito pavese: quella radicale. Negli anni successivi al secondo conflitto mondiale l'andamento delle affiliazioni subì alcune fluttuazioni anche se le entrate nella Loggia risultarono in numero minore rispetto a quelle registrate durante il primo periodo (1906-1924) ma questo si deve alla strategia selettiva, che si attuò soprattutto dagli anni '60, in cui trovarono minor spazio i non laureati e quelle persone appartenenti alla borghesia medio-bassa. In altre parole, negli elenchi non vi è più traccia di "sarti", "negozianti", "capimastro" o "artisti di canto". Ormai l'Ottocento e gli inizi del Novecento erano lontani. La Massoneria pavese veniva riposseduta dai professori universitari.

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